Panoramica della cerimonia inaugurale |
Veronika Peckova ha resistito fino al sesto inning. Dal venerdì mattina fino a quel momento ha già lanciato 26 inning e affrontato 87 battitori (chi ha voglia, può calcolare quanti lanci). L'88mo, Vigna, riceve quattro ball; l'89mo è Myers, che prima ignora un lancio pazzo che fa avanzare la compagna, e poi colpisce il singolo dell'1-0. Partita finita. Un out in diamante e uno strike out sono il classico fuoco di paglia; arriva infine Longhi e spara lontano un doppio. E allora Peckova fa la cosa che spiega tutto. Chiede tempo, va verso il proprio catcher ma non le dice niente: le dà una pacca sulla spalla, allarga le braccia con un sorriso, e torna nel cerchio, come a dire "spiacente, non ne ho più".
Finisce 3-0, e questo andrà negli albi d'oro, insieme al nome del Ledenice finalista. Ha vinto con merito la squadra più forte, più resistente e anche resiliente, più ricca. Ricca di soluzioni, di giocatori, di tutto.
Ma durante la cerimonia di premiazione, gli applausi più numerosi sono piovuti addosso a Peckova. Sinceri e ovviamente meritati.