IN ALTO I CALICI - Dopo la finale, Forlì e Bollate si sono ritrovate a cenare dentro lo stesso salone, da parti opposte. Anziché ignorarsi, o peggio ancora punzecchiarsi, hanno iniziato a cantare assieme finché, dalla tavolata del Bollate, si è alzata una giocatrice, è venuta verso le romagnole, bicchiere in mano, e lo ha levato in alto brindando alla loro vittoria.
Quella giocatrice era Greta Cecchetti, capitana della squadra, e non poteva esserci passaggio di consegne più significativo fra vecchie e nuove campionesse.
TOH, CHI (NON) SI RIVEDE - Questa l'abbiamo saputa l'ultimo giorno, altrimenti ne avremmo parlato in sede di presentazione della partita tra Forlì e le russe.
Aguiar nella facility del RusStar |
La parabola ascendente del RusStar è stata tutto fuorché un caso. Ok, c'entrano in misura più o meno grande la disponibilità economica, la pianificazione, il nuovo campo sintetico con la enorme facility per ospitare allenamenti e preparazione, il reclutamento nell'area di Mosca, mettiamoci tutto quello che si vuole, ma serve anche il "manico". E quello ce l'ha messo colui che è uno dei quattro-cinque più grandi allenatori del mondo: Armando Aguiar Gil, uno che in Italia ha avuto il tocco di Mida dovunque è andato. Le stagioni di Legnano e La Loggia sono state quelle più brillanti, ma ha fatto benissimo anche a Nuoro e Parma. Ha allenato ovviamente nel Caribe -lui che è cubano della regione di Cienfuegos- e in Colombia, ma anche in Russia: nel 2009 era al Caroussel vicecampione d'Europa (eliminò Forlì in semifinale con una partita diabolica, un giorno ci faremo un post dedicato), e dal 2020 è al RusStar e ha vinto il campionato battendo in finale proprio la sua ex squadra, il Caroussel.
Aguiar non ha potuto essere presente a Buttrio perché trattenuto a Cuba dai protocolli di quarantena anti-Covid; è un vero peccato, siamo pronti a scommettere che le moscovite non avrebbero terminato con un record di 1-7, e soprattutto che "Armandito" se ne sarebbe inventata qualcuna delle sue. Tifiamo di cuore per un bis del RusStar nel Чемпионат России 2021 e per rivedere il cubano nella Premiere 2022.
MACHEVVORDI'? - Per giorni un quesito angoscioso ed esistenziale ha roso come un tarlo le menti di quasi tutti: il significato della parola "Roef!" che dà il nome alla società campione d'Olanda. Sono uscite fuori le congetture più impensabili e anche irripetibili: termine dialettale del Brabante, esclamazione tribale per darsi forza e incoraggiamento, acronimo di chissà quali parole olandesi, finché questo brainstorming ha finito per convergere su un'idea non meno balzana delle altre, ma con una sua coerenza. Siccome i tifosi si portavano in tribuna un grosso orso di peluche con la maglietta gialloverde, si era pensato che Roef fosse una specie di onomatopea per riprodurre in olandese il verso dell'animale, segno di forza, fierezza, superiorità fisica e tutto quel che segue.
Ispirandosi alla filosofia del "Nel dubbio, chiedere", qualcuno più volenteroso ha pensato di risalire alla fonte e interrogare direttamente i tifosi. E la risposta è stata incredibile: "Roef" non vuol dire un bel niente. «Suonava bene, e lo abbiamo scelto». Ok, e l'orso? «Ah, quello è carino, non trovate?». Ma perché il punto esclamativo? testualmente: «Because it's cool», perché fa figo. In quel momento è crollato un mito.