SEGUI LE COPPE EUROPEE DI SOFTBALL CON LA ITALPOSA FORLI'


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domenica 25 agosto 2024

Se solo bastasse

Manca poco alla finale. Un coach di Wesseling riceve complimenti un po' da tutti per il bronzo delle Vermins (vittorioso 2-1 sul Rivas nella "finalina"), e poi si allarga un po' sulla partita a seguire: «Olympia in fünf», Olympia in cinque (ovviamente inning), dice a voce alta, sottolineando le proprie parole con il gesto della mano aperta. Fa proprio la manita. Un forlivese da bordo campo lo apostrofa: anche no, Forlì non è quella di giovedì sera, sarà una partita diversa, comunque complimenti per il bronzo. Il barbaro alemanno ciancica un ringraziamento di circostanza e si dilegua.

No, quel coach non conosce Forlì e non sa che specie di squadra è. L'Italposa poteva pure aver sbagliato approccio in occasione della prima partita (che non è detto), ma si poteva anche star sicuri che non sarebbe successo due volte, men che mai nel match che valeva il trofeo.

Alla fine però non è andata bene lo stesso. Ha rivinto l'Olympia con un 6-2 che non ammette repliche, e confermato la propria imbattibilità con il club romagnolo, a iniziare dal primo confronto che risale alla Coppa Coppe 2017. La Premiére Cup è rimasta ad Haarlem per il terzo anno consecutivo, complimenti di rito all'Olympia.

Ma quanto è andata vicina all'impresa l'Italposa! Cacciamani e compagne hanno preso in mano il gioco e tenuto il pallino fino al quinto inning. Uno a zero, due a zero, Jordan Johnson in pedana a far meraviglie, la difesa che raccoglie ogni palla, e nella bolla rovente di Buttrio lo potevi quasi palpare il nervosismo delle oranje che montava come la schiuma del cappuccino.

Italposa Forlì, seconda in Europa

Per cinque riprese ha resistito Forlì. Alla sesta, il line up olandese ha ricominciato il giro per la terza volta con Vonk, che si è lavorata "JJ" e alla fine ha spremuto una base ball. Poi singolo di Beers. Poi singolo di Jackson per il pareggio. E poi la diga è venuta giù, sette battitori consecutivi arrivati in base, olandesi che tracimano, così sicure e strapotenti nel loro gioco da rasentare l'arroganza, partita ribaltata in un amen.
Forlì lo sapeva che non era facile; le ragazze ci hanno messo il cuore fino all'ultimo battitore, non ce l'hanno fatta.

Perché, se solo bastasse metterci tutto il cuore, questa squadra vincerebbe ogni volta.

sabato 24 agosto 2024

En attendant la finale

Come passa la vigilia di una finale?

L'immancabile mazzo di carte, ovvio, e gli smartphone con le cuffie, certo. I massaggi, le chiacchiere. Qualcuna tira fuori un ukulele, e questo davvero è da pochi. A un certo punto c'è una portentosa epifania, due vaschette di gelato, che mettono d'accordo tutte e tutti.

Si cerca di star bene con se stessi, semplicemente.

Un manipolo di coraggiose guarda lo streaming di Olympia - Neptunus. In pedana parte Hop e poi Zoulova entra per il rilievo lungo; capiamo che in finale ci toccherà ancora van Aalst, con possibile subentro di Hop in caso di complicazione. Richiesto di un parere, coach Francisca annuisce con solennità.
E vabbé che si conoscono bene, che nel loro campionato giocano l'una contro l'altra una mezza dozzina di volte; ma Wissink e compagne riescono a far sembrare le olympians una squadra normale: dieci valide, sette punti, anche tre errori per le bluarancio, partita in bilico fino alla fine, niente "manifesta". Ed è stata partita vera, niente sconti, le due contendenti si detestano cordialmente, specie dopo che lo scorso anno Rotterdam ha "scippato" lo scudetto alla quinta partita di finale.

O forse siamo noi a dimenticarlo, che l'Olympia è *davvero* una squadra normale? forte fortissima formidabile, certamente, ma fatta prima di tutto di persone. Che in partita vanno a folate spettacolari, forzano sempre il gioco, ti intimidiscono (sempre sportivamente parlando), praticano un softball a tratti irresistibile. Però questo non glielo puoi concedere impunemente, non senza provare a fare il tuo gioco.

E ti viene in mente che spesso siamo noi, il nostro peggior nemico. Non importa quanto legittimo timore possiamo provare, quanto ci abbia fatto male la manifesta dell'altra sera, quanto ci possiamo sentire timorosi e ansiosi allo stesso tempo. Questa è LA finale: la strada è in salita in ogni caso. Si tratta di andare in campo e mettercela tutta. Chi è più forte, vincerà. Sul campo.

Ma prima no, non possiamo essere noi i nostri peggiori nemici.

venerdì 23 agosto 2024

Una di "quelle" partite

Ci sono quelle partite che si imbudellano male fin dall'inizio. Per quanto fai e per quanto ti sbatti, niente va come vorresti e più passa il tempo, più cresce il nervoso; e più cresce il nervoso, più giochi male, con tutto quello che ci va dietro.

Italposa - Wesseling entra in questa categoria dalla porta principale. Il fatto che per la squadra romagnola non contasse niente, è una consolazione e non una attenuante. Però, se esistesse una classificazione, sarebbe a buon diritto "Partite in cui Forlì avrebbe potuto cavarsela molto meglio".

Noemi Giacometti
(photo Eloi Puigferrer)

Con le tedesche è finita 5-2 sotto un sole feroce e dentro una bolla di caldo cattivo. L'Italposa aveva come obiettivo primario quella di evitare infortuni, e in questo caso sì, missione compiuta, in pieno. Il resto è andato così così: c'era da smaltire la sconfitta della sera prima contro l'Olympia, magari trovando una buona prestazione in battuta, solidità difensiva, qualche giocata divertente, o qualche occasione divertente durante il gioco. Ecco, questo magari non è riuscito tanto bene: per tutta una serie di ragioni che non è serio e nemmeno ha senso andare a ravanare, con le Vermins le forlivesi sono state sotto i loro standard: cominciando dalla difficoltà a leggere le traiettorie del pitcher avversario, e passando per qualche eccesso di confidenza nelle situazioni difensive, hanno trascinato per le lunghe un incontro che sulla carta avrebbero potuto chiudere con un divario più largo e/o una durata inferiore.

La deriva si è intuita subito: per le tedesche è andata in pedana Volkmann e ha iniziato a tirare palle lentissime e senza effetti, roba che nel baseball si chiama knuckleball e la tirano in pochi, e che nel softball non tira proprio nessuno. Infatti: Moreland "k", Vigna pop, Gasparotto altro "k".

Non era un buon segno, ma l'attacco successivo metteva da parte i dubbi: singolo Frazier, quattro ball a Cacciamani, avanzamento su sacrificio di Lacatena e doppio conclusivo di Carlotta Onofri per il 2-0. Rotto il ghiaccio, era facile pensare a una partita comoda, ma Forlì si sedeva, Wesseling no e prima accorciava le distanze, poi al quinto turno pareggiava con un fuoricampo interno.

Qui l'Italposa aveva uno scatto di orgoglio, prova che la squadra è sempre quella e le sue qualità sono intatte. Quinto inning basso, Forlì metteva pressione alle avversarie, un paio di singoli e un paio di errori, e le distanze erano ristabilite, 5-2. C'erano un po' di sostituzioni in pedana, per le Vermins entravano la nettunese Lagler e perfino Held (dopo 116 lanci al mattino), per Forlì Cacciamani era rilevata da Lacatena, che diventava il pitcher dei record; ma il tabellone non si muoveva più.

Col senno di poi è andata bene anche alle tedesche, molto moge a fine gara: il ko semiserio del Neptunus in serata con l'Olympia ha decretato un arrivo in parità a tre con lo Joudrs. A parità anche di scontri diretti, a essere premiato è stato il TQB di Wesseling che alle 13.00 del sabato giocherà per il bronzo contro il Rivas.

Sarà l'antipasto di Olympia - Forlì che assegnerà la 46ma Coppa dei Campioni. Buttrio, ore 16.