SEGUI LE COPPE EUROPEE DI SOFTBALL CON LA ITALPOSA FORLI'


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lunedì 27 agosto 2018

Paralipomeni

Post liminem di coppa. C'è una sfumatura interessante che può meritare riflessione. Una riflessione che però fermenta da almeno due anni.

Le due squadre più forti del torneo, le vincitrici e l'Olympia Haarlem, conformemente alla nuova disciplina ESF dei tesseramenti avevano tra le loro file diverse "comunitarie". Sì, perfino gli olandesi che tanto hanno fatto i "puristi", anche in tempi recenti, avevano nel roster due giocatrici passaportate e una polacca (e una americana, Floyd).
Questa non è certo la novità della settimana: la strada l'hanno aperta le Dornbirn Sharx degli anni 2000, club austriaco che volendo essere competitivo in Europa, e non avendo delle "fondamenta" nazionali adeguate, ha scelto di diventare multinazionale. Il Bussolengo di Forlì2018, con cinque straniere in campo su dieci giocatrici, non ha inventato niente: nelle Sharx che hanno vinto la finale di Coppa Campioni c'erano sette titolari non austriache su nove. Parliamo di 2009: potrebbe essere stato un punto di non ritorno.

Era un bene e un male nello stesso tempo, si notò subito. Un bene per "il movimento": c'era la speranza di allargare gli orizzonti del softball, estendere la competizione al di fuori del solito terzetto Olanda-Italia-Repubblica Céca, incoraggiare la concorrenza. Il fenomeno-Dornbirn si ridimensionò in un paio di anni, il terzetto rimase e rimane tuttora.

Allo stesso tempo, la filosofia-Sharx andava ad intaccare alla base il concetto di rappresentatività nazionale. A differenza di calcio, basket, volley eccetera eccetera eccetera, nella "palla soffice" il concetto è sopravvissuto. Si vorrebbe poter parlare di "idea romantica" del softball, ma non ha senso: semplicemente, per carenza di risorse, di praticanti, di grandi palcoscenici, il softball è rimasto sport di nicchia ancorato a situazioni locali e quindi è normale che, anche ad alto livello, nella squadra di una città vi siano le giocatrici di quella città e di quella nazione.

Quanto seminato da Dornbirn si è sublimato nel paradosso estremo, il Mediterraneo Malta, vale a dire una squadra rappresentante una federazione senza campionato, composta da australiane con passaporto maltese, o da italiane, o da altre comunitarie.

Ed ecco la conclusione: questo non è per forza il Male, è solo una delle possibili strade da prendere. Si vuole crescere adeguandosi ai comportamenti degli sport più lucrosi? sognare in l'Europa una situazione di livello professionistico, come negli Usa, come in Giappone? oppure limare, disciplinare, correggere per evitare che anche il softball diventi una competizione a due velocità, chi può sta davanti e didietro tutti quanti? o ancora cercare vie "sovraniste", per adoperare un aggettivo abusato? o che?

Si tratta solo di decidere qual è la strada.

domenica 26 agosto 2018

L'elmo di Scipio

Ha fatto bene il presidente federale Andrea Marcon a sottolineare l'en plein dell'Italia nelle coppe. Bussolengo ha (ri)vinto la Coppa Campioni, Bollate ha (finalmente) vinto la Coppa Coppe; congratulazioni genuine a tutti, viva Bollate, viva Bussolengo. Viva l'Italia.

Panoramica della cerimonia inaugurale
La finale della European Première Cup si è risolta come da pronostico. Il maltempo ha flagellato il campo fin dal play ball: prima la pioggia, e si è giocato, poi tuoni e fulmini senza pioggia, e a fine del quarto turno e con il risultato a occhiali la commissione tecnica ha sospeso il match per un pezzo; poi altra pioggia, e ostilità sospese per un altro po'. Infine, a cielo sereno e riflettori accesi, l'epilogo.
Veronika Peckova ha resistito fino al sesto inning. Dal venerdì mattina fino a quel momento ha già lanciato 26 inning e affrontato 87 battitori (chi ha voglia, può calcolare quanti lanci). L'88mo, Vigna, riceve quattro ball; l'89mo è Myers, che prima ignora un lancio pazzo che fa avanzare la compagna, e poi colpisce il singolo dell'1-0. Partita finita. Un out in diamante e uno strike out sono il classico fuoco di paglia; arriva infine Longhi e spara lontano un doppio. E allora Peckova fa la cosa che spiega tutto. Chiede tempo, va verso il proprio catcher ma non le dice niente: le dà una pacca sulla spalla, allarga le braccia con un sorriso, e torna nel cerchio, come a dire "spiacente, non ne ho più".

Finisce 3-0, e questo andrà negli albi d'oro, insieme al nome del Ledenice finalista. Ha vinto con merito la squadra più forte, più resistente e anche resiliente, più ricca. Ricca di soluzioni, di giocatori, di tutto.
Ma durante la cerimonia di premiazione, gli applausi più numerosi sono piovuti addosso a Peckova. Sinceri e ovviamente meritati.

sabato 25 agosto 2018

Dalla parte sbagliata

L'obiettivo di Forlì era riportare per la quarta volta in Romagna la Coppa più importante. Il sogno è già sfumato prima ancora di poter essere accarezzato.

Finisce male la Première Cup per la Poderi dal Nespoli. Ledenice vince 4-3, e quindi viva Ledenice, viva Peckova che per il terzo anno di fila ha stregato le forlivesi, viva il softball. Zraloci va in finale con Bussolengo, Forlì si mette al collo il bronzo, il quarto consecutivo nel trofeo continentale più importante dopo quelli delle edizioni 2016, 2009 e 2008. L'ultima finale di Première giocata da Forlì è quella vinta nel 2007.

A rendere il boccone ancor più indigesto è lo svolgimento della partita. Per Forlì si era messa sui binari giusti: due punti rapidi in avvio contro una Peckova "fredda", poi 3-1, e poi resistenza a oltranza alle spallate delle Zraloci. La palla di Emily Vincent era veloce e abbastanza mossa (dodici i suoi strike out alla fine), la difesa teneva duro, la Poderi dal Nespoli rimaneva avanti 3-2 fino al ventesimo eliminato. E siccome il bello e il brutto della "palla soffice" è che la partita non è finita finché non fai il ventunesimo out, ecco il match capovolgersi in un battito d'ali. Un banale errore difensivo, il primo e unico delle forlivesi, non ha chiuso i conti, ha tenuto in vita Ledenice, ha lasciato salvi due corridori in base, e consentito all'americana Petmecky di andare al proprio turno di battuta. Doppio in mezzo agli esterni, entrambi i corridori a punto, Forlì annichilita.

Ledenice festeggia; Dopo aver lanciato tre partite in ventiquattr'ore (parliamo di oltre 250 lanci, minimo), Peckova non può che essere distrutta e le céche sono consapevoli di andare al macello contro Bussolengo; e tuttavia il loro argento è un successo. Certo, con la loro gestione della coppa possono solo puntare all'argento, ma coerentemente hanno una legittima ragione per festeggiare.

Forlì no. Troppo spesso ormai è rimasta dalla parte sbagliata della storia. Speravamo non dovesse succedere più. Almeno, non anche stavolta.

Chebbbotta!

Questa non l'aveva vista arrivare nessuno. Almeno, non in queste proporzioni.

E' finita male per la Poderi dal Nespoli la semifinale "alta". La partita che valeva l'accesso alla finale è andata al Bussolengo: le detentrici hanno vinto a mani basse, un 11-1 che non ammette repliche.

Erano passate 24 ore tonde dal precedente scontro, valido per la fase preliminare e vinto da Forlì con il minimo scarto, 1-0. Visti i precedenti, viste le forze in campo, vista la conoscenza reciproca fra le squadre, era sensato anzi legittimo attendersi un incontro almeno simile, per tensione di gioco ed equilibrio. Pronostico smentito: la partita è appena cominciata, che già è finita.

Succede che Vonk colpisce subito valido su Hoover, poi si salva per miracolo nonostante una escursione un po' spensierata lontano dalle basi, e poi arriva Myers che legge bene un altro lancio di Hoover e lo spedisce fuori. Bussolengo 2-0.

La risposta forlivese è immediata e positiva: le valide di Vincent e Piancastelli scrivono il 2-1, ma poi al terzo inning si mette nuovamente male, Forlì si trova a fronteggiare un "basi piene - zero out" e quasi la scampa. Quasi: triplo di Bortolomai, singolo di Brown, tabellone sul 6-1, Forlì si spegne qui mentre le avversarie non si deconcentrano, come volessero infliggere la "manifesta".

In estrema sintesi: Bussolengo ha messo alla frusta le romagnole fin dal primo lancio, palle a terra, corse sulle basi, ma anche battute lunghe (quattro extra base, compreso il citato home run di Myers). Tutto il repertorio, insomma. Va da sé che invece Forlì può cavarsela molto ma molto meglio di così, visto che ha giocato ampiamente sotto i propri standard, a tratti ha proprio subìto il gioco delle avversarie, che con il fuoricampo del 2-0 hanno per così dire marcato il territorio e poi non hanno più mollato l'inerzia mentale del match.

La Poderi dal Nespoli va alla partita del sabato mattina. E' una situazione già vista e vissuta, altre otto volte, contate. A volte è andata bene, altre meno bene. Almeno, Forlì c'è abituata.
E indovina un po'? sulla strada romagnola c'è ancora Peckova: il suo Ledenice ha sbattuto fuori le olandesi agli extra inning e contenderà alla Poderi dal Nespoli la possibilità di andare in finale con Bussolengo. Dimenticare il 10-0 della fase regolare: quel giorno lo Zraloci lasciò a riposo metà delle titolari. Forlì farà lanciare Vincent in batteria con Piancastelli, sperando di arrivare in finale e di avere una Hoover nuovamente all'altezza del match di giovedì.

Si giocherà sotto il sole di mezzogiorno.

venerdì 24 agosto 2018

Portare a casa il risultato

Portare a casa il risultato. Questo doveva fare la Poderi dal Nespoli Forlì, e l'ha fatto. Tolone è superato 7-2, e Forlì chiude in testa la prima fase di Première Cup.

Si sapeva che sarebbe stata una partita non scontata, se non addirittura difficile, e il primo inning ha confermato la previsione: valida, scelta difesa, valida, Tolone caricava il diamante, un'altra valida di Thompson scriveva il 2-0.
Forlì aveva il merito di non scoraggiarsi, e al cambio di attacco ristabiliva le gerarchie: quattro ball a Carlotta Onofri, quattro ball a Grifagno, Piancastelli nel box e sassata ben oltre l'esterno centro, un fuoricampo da 3 punti che ribaltava il punteggio.

Erika Piancastelli concedeva il bis al quinto inning, un solo homer, ma la squadra romagnola non trovava l'allungo per infliggere la "manifesta" alle avversarie e la partita si trascinava per quasi due ore sotto un sole esagerato, un surplus di fatica che non ci voleva.

Ha lanciato tutta la partita Ilaria Cacciamani in batteria con Piancastelli, e il manager Soça ha mandato in campo una difesa tutta italiana, con Carlotta Onofri, Grifagno, Cerioni e Maroni in diamante, e Zanotti, Ricchi e Zauli agli esterni; esordio al turno di battuta di Giorgia Alessio Verni, 16 anni, che ha trovato un bel contatto e messo a segno una valida. L'unica straniera a toccare il campo è stata Aldrete, ma solo come "designato"; completamente a riposo le altre due Usa, Hoover e Vincent, risparmiate per la serata.

Inizia ora la lotta per il podio: alle 20.00 va in scena la ripetizione del derby italiano contro Bussolengo, chi vince è in finale e chi perde va al ripescaggio contro la vincente di Olympia - Ledenice che si gioca alle 17.30.

Le avversarie di Forlì (8): Les Comanches Tolone

Sul piano linguistico i francesi sono degli chauvinisti proverbiali e implacabili. E' quasi un onore, quindi, che il termine softball sia stato preso pari pari dall'americano senza traduzione. Certo, il fastpich è diventato lancé rapide, e si potrebbe continuare, ma di usare balle-molle per tradurre softball non se l'è mai sognato nessuno. Per fortuna.

Il panorama del softball transalpino vive di lunghi cicli. Dopo il "ventennio" di dominio del Cavigal Nizza (siamo a livello dei 23 titoli del Carrousel), da un paio di lustri a regnare sono Les Comanches. Il club ha sede a Tolone ed è nato da una costola del Cavigal, e in breve tempo si è affermato come il più forte di Francia: dal 2008 Les Comanches vincono scudetti, la scorsa stagione hanno raggiunto la doppia cifra e nel 2018 sono strafavoriti per l'undicesimo titolo.

Un ruolo determinante nell'operazione l'ha avuta Celine Lassaigne, la più forte giocatrice transalpina di sempre: è stata una delle prime europee a misurarsi con l'ambiente dei college, a Nebraska, e anche in una squadra Pro, le Nebraska Comets, e parliamo della prima metà degli anni 2000. E' stata poi in Australia, in Gran Bretagna, sempre a giocare, allenare e diffondere softball.
Dal 2013 Lassaigne è anche manager della Nazionale francese, ed è inevitabile che molte Comanches abbiano vestito la casacca delle bleus. Ce ne sono otto: Benchali, Gartner, Prade, Pitcher, Hunter, André e soprattutto le giovanissime Kimane Rogron (titolare fissa, nata nel 2001!) e Léna Sellam (del 2002!!).
Per la Coppa, Tolone si è assicurata le prestazioni di tre pick-up italiane, tutte dal Pianoro di A1: Trevisan, Brandi e Ronchetti.

In pedana di lancio, la rotazione è guidata da Charline Gartner, che due anni fa era soprattutto un rilievo e adesso il partente più utilizzato. Al suo fianco in coppa si alternano Sarah Benchali e appunto Alice Ronchetti.
I battitori con le percentuali migliori sono i due esterni Laura Thompson (inglese) e Raina Hunter, oltre a Brandi e Trevisan.

Qualità dell'avversario: 🌟 🌟
In sintesi: avversario scomodo: non avesse buttato nel water due partite, sarebbe da quinto posto

Tie breaker

Il regolamento agonistico delle coppe sancisce che, a parità di classifica fra tre squadre o più, contano i punti al passivo nel conteggio avulso degli scontri diretti.
La regola si trova al paragrafo 6.01 "Resolution of ties". Per chi non volesse leggersi l'originale, ecco la traduzione:
(comma 2): "Con più di due squadre in parità nel bilancio vittorie/sconfitte, verranno classificate nell'ordine a) sulla base dei risultati negli scontri diretti; b) se la parità persiste, sulla base dei punti subiti limitatamente agli scontri diretti; la squadra con il minor numero di punti subiti è davanti alle altre, la squadra con il secondo minor numero di punti subiti è davanti alle restanti, etc.".

Ci fermiamo qui perché il punto b) basta per risolvere la situazione in argomento. Questo il riepilogo degli scontri diretti tra Forlì, Bussolengo e Olympia:

                 FOR   BUS   OLY
BUS-OLY (6-5)     **    -5    -6
FOR-OLY (1-3)     -3    **    -1
BUS-FOR (0-1)      0    -1    **
TOTALI            -3    -6    -7

Forlì quindi è prima grazie al suo -3, segue Bussolengo con -6 e terze le olandesi con -7. A patto, naturalmente, di battere Tolone.

giovedì 23 agosto 2018

Il derby sorride a Forlì

Una prestazione dominante di Carley Hoover in pedana, una difesa che ha raccolto tutto, la battuta giusta nel momento giusto. Ecco la sintesi di Forlì - Bussolengo, derby italiano di coppa sentitissimo e tiratissimo, finito 1-0 per la Poderi dal Nespoli ma accolto senza drammi anche in casa veronese. Perché.

Perché rimangono quattro partite da giocare al venerdì mattina e, se i pronostici venissero rispettati, la prima fase si chiuderebbe con Forlì, Bussolengo e Olympia appaiate in testa, una sconfitta ciascuna. In tal caso la classifica avulsa metterebbe le tre squadre nell'ordine appena citato, mandando le olandesi alla partita del pomeriggio contro le céche, o addirittura le svizzere, per le quali si è aperto uno spiraglio inaspettato.

Ma per arrivare a questo punto, per evitare di partire da lontano e provare a guadagnarsi la finalissima senza passare dal percorso più accidentato, la Poderi dal Nespoli aveva bisogno di superare le campionesse d'Europa. C'è riuscita con una prova tutta nervi e tutta grinta, in una partita affatto diversa da quella contro le olandesi, che era stata ricca di palle mosse, di scatti, di errori anche. Forlì ha sfidato Bussolengo alla maniera "antica", a chi picchia più forte. La pallina è entrata in gioco raramente, il potente line up romagnolo è stato paziente, ha subito pochi strike out e cercato la legnata che girasse la partita, ma più della metà dei battitori sono stati eliminati al volo; Bussolengo dal canto suo ha cercato più contatti, ma è stato controllato magistralmente da Carley Hoover che ha lasciato dodici avversarie al piatto, altre sette sono andate out in Prima, più una volata interna su Grifagno e un'eliminazione per regola (partenza anticipata di Myers dal cuscino). Insomma, agli esterni non è arrivata una palla che fosse una, il che la dice lunga sulla gestione del match da parte del diamante forlivese. Hoover su tutti, chiaramente.

Vale la pena di raccontare l'unico punto della partita. La pazienza, si diceva: al quarto inning, con un out, Grifagno impegnava il partente avversario Hyland in un lungo duello, e a forza di toccare in foul e difendere il piatto spremeva una base ball determinante. Grifagno avanzava sul singolo di Piancastelli e poi, eliminata Aldrete per "volata interna", era Ricchi a trovare la valida decisiva, una "Texas" dietro la Prima base troppo lontana per l'esterno destro che difendeva profondo sulla riminese.
Il punticino era difeso da Forlì con le unghie e con i denti: Hoover ritirava gli otto battitori seguenti, una valida di Vonk rompeva la sua no-hit al sesto inning, senza conseguenze, ma era un singolo a sinistra di Myers in apertura di settimo a gelare il "Buscherini" (almeno 600 persone, roba da farsi venire i goccioloni). La stessa Myers fugava le preoccupazioni e si faceva eliminare dopo una evidente partenza anticipata; quindi Hyland e Gasparotto restavano al piatto. Per questa sera la festa è tutta di Forlì.

Alla Poderi dal Nespoli rimane il compito di battere Les Comanches francesi. E non è scontato, nulla è scontato.

Bussolengo in Europa non perdeva dal 2016, l'avevamo anche scritto e qualcuno ha già commentato che gliel'abbiamo tirata. Sono superstizioni. Comunque non c'era malizia.

Le avversarie di Forlì (7): Specchiasol Bussolengo

Per presentare Bussolengo, volendo, si potrebbero usare le stesse, identiche parole spese per la Première Cup di due anni fa: è la squadra da battere, è il detentore, e non ha lesinato gli sforzi per allestire un gruppo di prim'ordine.

In roster sono presenti sei straniere. C'è il prima base olandese Britt Vonk, un lead off naturale che batte mancino, colpisce duro e corre veloce sulle basi. Cresciuta nel Tex Town di Enschede, ha giocato in Ncaa con Cal Berkeley e l'anno scorso ha firmato con la squadra pro Usa delle Scrap Yard Fastpitch.
C'è poi Nerissa Myers, americana di nazionalità inglese che gioca esterno, college con Lousiana e carriera pro con le Scrap Yard (e due).
Ancora, c'è la canadese Sydney Brown che a sua volta ha passaporto inglese; è l'interbase della nazionale britannica, veloce e brava con la mazza.
Per la pedana di lancio ci sono Morgan Melloh, titolare anche nel campionato italiano; Krystal Hanson, ex Florida State e Scrap Yard (e tre); e Sierra Hyland, che l'anno scorso aveva fatto la Coppa Coppe con la Poderi dal Nespoli e quest'anno ha preferito l'offerta delle rivali. La Hyland ha preso la cittadinanza messicana per tentare di guadagnarsi le Olimpiadi, e tramite lei Bussolengo ha tentato di arrivare all'altra messicana, Dallas Escobedo, formidabile lanciatore delle Scrap Yards (e dai), che però ha declinato.

Apriamo e chiudiamo la parentesi Scrap Yards per raccontare che Bussolengo non è stato l'unico a cercarvi giocatrici: nella franchigia pro infatti hanno giocato anche volti noti forlivesi come Carley Hoover, Erika Piancastelli, e Amanda Chidester, ma anche Morgan Foley (Collecchio, campionato 2017). Soprattutto, le Scrap Yards sono la squadra di Monica Abbott.

Detto delle straniere, lo Specchiasol vanta anche un roster italiano di prim'ordine, con le azzurre Comar, Gasparotto, Longhi, Marrone e Vigna tornate di fresco dal Mondiale di Chiba, e ancora Bortolomai, Princic, Refrontolotto.

Fin qui in coppa Bussolengo ha percorso un cammino immacolato. Le veronesi non perdono in Europa dalla Première 2016, quando furono sconfitte dallo Joudrs nello spareggio 3°-4° posto; lo Joudrs avanzò allo spareggio del sabato mattina, sconfisse la Poderi dal Nespoli e andò a perdere la finale del pomeriggio contro le olandesi. In quello Joudrs lanciava Peckova, in prestito dal Ledenice, e chi vuol divertirsi a trovare analogie è libero di farlo.

Qualità dell'avversario: 🌟 🌟 🌟
In sintesi: è venuto in Coppa con l'intenzione di non fare prigionieri. Favorito

mercoledì 22 agosto 2018

Forlì in agrodolce

Il bicchiere mezzo pieno: Forlì se l'è giocata da pari a pari, e due dei tre punti olandesi che sono costati la sconfitta sono venuti su errore della difesa. E sugli errori si può sempre migliorare.
Il bicchiere mezzo vuoto: questo Olympia è dannatamente forte...

La Poderi dal Nespoli accusa il primo kappaò nel torneo, un 3-1 con luci e ombre. A parità di valide con le avversarie, a fare la differenza sono stati gli episodi, alcuni episodi. Tre errori, si è detto: uno al 4° inning, un pick off sbagliato, la palla che vola lontano, Van Aalst che segna dalla Terza base. Altri due errori al 6°, corridori eliminabili che arrivano salvi in base, ancora Van Aalst che si trova al posto giusto nel momento giusto.
Poi è altrettanto vero che gli errori fanno parte del gioco e che bisogna forzare i giochi per costringere le avversarie all'errore. C'è riuscita e ne ha beneficiato la stessa Forlì, quando le olandesi hanno maltrattato una palla a terra di Grifagno e permesso la segnatura a Ghilardi, anche lei al posto giusto nel momento giusto.

Partita di errori, partita di occasioni sprecate: le romagnole hanno spiaggiato nove corridori, otto invece l'Olympia ma con un attacco in meno. Una volta a testa le squadre sono "morte" col diamante carico. Si sono visti momenti di vero spettacolo, sia nelle giocate in diamante, sia nelle corse degli esterni, e il caldo e numeroso tifo forlivese (stimati 350 spettatori) ricorderà soprattutto una sassata di Piancastelli presa al volo da Beers vicino alle barriere, a evitare la corsa a casa di Vincent.

Partita anche di lanciatori e di sfide sottili sul filo degli strike. La Poderi dal Nespoli ha fatto partire Vincent, che non ha trovato né velocità né effetti, ed è uscita di partita dopo tre inning, alla quinta valida incassata. Il rilievo di Hoover ha tolto efficacia alle mazze olandesi e, sebben litigando spesso con i fili dell'area di strike e con l'arbitro di casa base, ha dato una scossa positiva alla partita di Forlì. Sviluppo simile sulla sponda avversaria, con Andringa che ha tenuto pedana finché ha controllato bene i cambi di velocità, e al primo calo è stata rilevata da Floyd la quale, dopo qualche affanno iniziale, non ha lasciato più margine alle forlivesi.

E adesso? adesso cambia poco. Forlì ha assaggiato la forza dell'Olympia, ora le tocca un Bussolengo che è decisamente diverso da quello del campionato. Un successo forlivese riaprirebbe i giochi per il primo posto nella fase regolare, ma questo va esattamente contro l'interesse delle veronesi.

Le avversarie di Forlì (6): Olympia Haarlem

Sono ormai un paio di anni che nella Dutsche Golden League è cambiato lo scenario: l'Olympia Haarlem ha infatti scalzato le storiche regine Sparks e Terrasvogels, e quest'anno nella lotta si è inserito anche il Roef! di Morgestel.
Lo scorso anno l'Olympia si è aggiudicata la Coppa Coppe, e poi ha concluso la stagione con il primo, storico titolo. Sparks spazzate via in finale.

E' una squadra dal talento straripante, e costituisce la ovvia spina dorsale della nazionale orange. Sette le olympians che hanno giocato i recenti Mondiali nipponici: le due lanciatrici Andringa e Voortman, e tutto il temibile pacchetto di battitori formato da Oosting (il catcher), dall'interbase Sharaday Christina, dagli esterni van Aalst e Beers, e dal nuovo arrivo Virginie Anneveld, la storica Terza Base delle Haarlem Sparks. trasferitasi quest'inverno alle rivali.

Contrariamente alle abitudini olandesi, ci sono anche parecchie straniere: il catcher Pearce (inglese cresciuta sportivamente negli Usa); l'utility Moore (uno switch-hitter australiano anche lei con passaporto britannico); la polacca Wójcik (abitualmente un pinch hitter), mentre a rinforzare il pacchetto dei lanciatori è arrivata dal Caronno la lunghissima (1.90) Michelle Floyd, cresciuta ad Arizona University, che da poco ha acquisito la cittadinanza venezuelana e ha disputato i mondiali con la maglia della nazionale sudamericana. Assente senza che si sappia il motivo è la statunitense Alyson Spinas, che nella Dutsche League è uno dei lanciatori più adoperati.

Riepilogando, il pacchetto dei lanciatori è formato dalla mancina Voortman, altro battitore formidabile, che parte della stagione l'ha giocata in Giappone con le Ogaki Minamo; dalla giovane Andringa; dalla smisurata Floyd, e infine dalla collaudata Vleugels, che però fa soprattutto il rilievo. Proprio la Vluegels è stata mandata in pedana contro Bussolengo, nell'evidente tentativo da parte olandese di non scoprire le carte in vista della fase finale della Coppa. Vedremo se le stesse precauzioni verranno usate contro Forlì.

Qualità dell'avversario: 🌟 🌟 🌟
In sintesi: una candidata alla finale, che finora sta giocando a nascondersi

Tirare il fiato

Dopo quattro partite ricche di punti, la Poderi dal Nespoli Forlì tira il fiato contro il Carrousel. E' finita 3-0, e il successo non è stato mai veramente in dubbio per tutto l'arco del match. Certo, l'attacco aveva abituato a ben altre scorpacciate, ma un po' non ha trovato il giusto feeling di giornata, un po' si è inceppato contro la lentezza del tandem avversario Shalvadze - Barysheva: lente nel caricamento, lente nella velocità della pallina, abbastanza per disorientare chi è abituato ad altri ritmi.
Battere, Forlì ha anche battuto: il 3/3 di Carlotta Onofri è un dato più che positivo vista la sua posizione di lead off, e la giornata da 2/3 per Vincent è una conferma della sua condizione atletica. Otto le valide a ruolino: Forlì molto ha battuto e molto ha sprecato, il che è tutto sommato accettabile in partite del genere.

La pedana di lancio forlivese è stata ben tenuta da Cacciamani (otto strike out), rilevata all'ultimo inning da Zanotti, accreditata poi della "salvezza". Il fatto che nel ruolo da catcher abbia giocato Aldrete fa supporre che nella partita serale sarà schierata la batteria Vincent - Piancastelli.

Già, la partita serale. Contro l'Olympia Haarlem. La squadra campione d'Olanda ha già perso il primo big match di coppa con Bussolengo, e se vuole correre per i primi due posti nella fase regolare non può permettersi un altro passo falso. E' una squadra forte e pericolosa, ma la Poderi dal Nespoli ha l'occasione per renderle più difficile il cammino in coppa.

Le avversarie di Forlì (5): Carrousel Mosca

Cambiano i tempi, avanza la tecnologia, la inaccessibilità della Russia rimane una costante universale. Questo solo per dire che del Carrousel non si sa praticamente nulla.

Forlì non ci gioca dal 2009, dalla Coppa Campioni di Legnano, l'anno delle "magate" del cubano Aguiar e della sconfitta nella semifinale del sabato mattina: Fiorini terza, Carrousel nella finale più imprevedibile e irripetibile di sempre, persa contro le austriache di Dornbirn.

Era il 2009. Quel Carrousel era una realtà solida a livello continentale, aveva organizzato (!) e vinto una Coppa Coppe nel 2004, aveva preso due argenti in Coppa Campioni, entrambi a scapito di Forlì (2003 e appunto 2009, due edizioni memorabili, e c'è materiale da scriverci un'articolessa). Ma era anche arrivato all'ultimo urrà: la generazione di atlete cresciute attorno a Eronina cominciò a farsi da parte proprio allora, e man mano è stata sostituita dal gruppo attuale.
Il club, che ha sede non esattamente nella capitale ma ad una sessantina di km di distanza, vale a dire Tichkovo, comunque nell'oblast' di Mosca, continua a spadroneggiare in patria e ha appena messo in bacheca il 23mo titolo; dal 1994 ha mancato solo nel 2012, quando il campionato se lo è aggiudicato la Crvena Zvezda (Stella Rossa) di Zvenigorod. Ma in Europa niente da fare, massimo un quinto posto nel 2015, e poi un forfait nel 2016 che ha costretto la Russia a ripartire dalla poule B, peraltro subito vinta l'anno scorso.

In questo "nuovo" Carrousel, che è tutto nuovo per Forlì ma che nuovo lo è per modo di dire, visto che il gruppo si è formato all'inizio degli anni '10, almeno ci sono un paio di volti familiari, come quello di Viatcheslav "Slava" Magin, che è con il Carrousel da tempo immemore e attualmente ricopre l'incarico di presidente; o come quello del coach Maria Kazantseva, più conosciuta con il nome con cui giocava da nubile, Korzeleva.
Della squadra, si sa che i lanciatori più importanti sono la georgiana Shalvadze e Vera Kucharenko: quest'ultima ha tirato nelle due sconfitte di misura contro Ledenice e Tolone.

Il resto andiamolo a scoprire sul campo.

Qualità dell'avversario: ? ? ?
In sintesi: non è il caso di mettere "stelline"

martedì 21 agosto 2018

Prenderci gusto

L'umiltà deve essere uno dei primi comandamenti per chiunque, figuriamoci per gli sportivi. Anche se, dopo la quarta vittoria anticipata e con il punteggio a due cifre, la tentazione di sentirsi più forti comincia ad affacciarsi.

La Poderi dal Nespoli supera anche il Ledenice con un rotondo 10-0, in un match durato quattro inning. La tara facciamola subito, così non ci pensiamo più: niente Gatlin (il catcher americano), niente Regnerova (vedi Caserta 2017...), soprattutto niente Peckova, che si era spremuta abbastanza contro le russe e ha ottenuto la serata libera. Al netto di tutto questo, che non è poco soprattutto riguardo alla Peckova, è difficile e anche sgradevole fare le pulci a una squadra, quella romagnola, che continua a fare il suo dovere e a farlo bene.

Prendiamo l'attacco. Si è trovato ad affrontare Petmecky, lanciatrice americana del Nuoro in prestito per la coppa al Ledenice. Ci sono voluti due inning con il risultato a occhiali, un giro quasi completo di battitori per -come si suol dire- "prenderle le misure". Al terzo turno, un singolo di Cerioni ha innescato la dinamite e un lungo doppio di Vincent l'ha fatta saltare. Tra mazze che fischiavano e forlivesi che correvano, l'inning ha preso una piega catastrofica per le céche, e a nulla è servita la sostituzione in pedana. Non poteva servire: a Blàhovà (anche lei in prestito, dal Tempo Praga) non sono stati fatti sconti e, dopo parecchi botti e lazzi, la cavalcata forlivese si è fermata soltanto dopo un chilometrico fuoricampo ancora di Emily Vincent, chiodo sulla bara dello Zraloci e sipario sul match.
Il punto è questo: a parità di condizioni. una squadra come tante si sarebbe messa ad aspettare gli eventi, magari un colpo di fortuna, o avrebbe annusato i propri umori in attesa della pallina che cambia la partita; Forlì si è creata un'occasione, uno spiraglio, ci è entrata a piedi uniti e ha cercato di mettere il più velocemente possibile le avversarie in condizioni di non nuocere e il risultato in cassaforte. Pensiamo a Forlì-Ledenice di un anno fa, e facciamo il gioco del "trova le differenze".

Ultima nota per Carley Hoover. Ha incassato un singolo immediatamente, dal primo battitore, che sinceramente di solito non è buon segno. Lei non ha fatto un plissé: ha cominciato a lanciare la sua "dritta" veloce e i suoi effetti, le cèche non sono più arrivate in base, nove strike out sui dodici battitori seguenti.

Il cammino forlivese in coppa è arrivato a metà. Quattro squadre affrontate, altrettante ne rimangono: ci sono Haarlem e Bussolengo, ma il primo nel calendario è il Carrousel, che assieme alle belghe è rimasto l'unico team a digiuno di vittorie.

Le avversarie di Forlì (4): Zraloci Ledenice

Veronika Peckova, ancora lei. Tra una coppa e l'altra, comincia ad esserci una certa familiarità tra la bionda lanciatrice céca e il Softball Forlì, che sui campi europei la incontra ininterrottamente da Praga 2015, prima in maglia Joudrs e poi -l'anno scorso e quest'anno- con quella del suo club di appartenenza, lo Zraloci Ledenice.

Come intuibile, gli "Squali" (Zraloci) di Boemia sono a Forlì per aver vinto la ceské Extraliga. Successo senz'altro targato Peckova, che con le ultime energie stagionali si è issata la squadra sulle spalle ed ha ribaltato il pronostico: 3-1 il risultato della finale contro lo Joudrs, per l'occasione rinforzato da Greta Cecchetti reduce dall'altra serie scudetto giocata e persa contro Forlì.
Ma il titolo del Ledenice è anche una vittoria di squadra, e accanto a Peckova ci sono alcune buone individualità come Pfeiferova, (che però è ferma da giugno e a Forlì non è venuta), Petraskova, Halakucova e Regnerova, il cui fuoricampo in Coppa Coppe 2017 scombinò tutti i piani alla Poderi dal Nespoli.

A dare il cambio alla Peckova non c'è più l'austriaca Martina Lackner ma Janine Petmecky, lanciatrice americana di evidente ascendenza ceca, che però è tornata in pedana solo quest'anno dopo aver giocato tutto il 2017 all'esterno, e infatti è diventata un pericoloso battitore: nel cerchio fa valere un braccio forte ed una buona velocità, ma spesso è poco precisa nella ricerca dell'area di strike. Assieme a lei c'è l'altra americana Brianna Gatlin, un catcher che sa coprire anche ruoli interni di difesa. Le due hanno giocato assieme al college ed erano la batteria delle Nevada Las Vegas Running Rebels.
Di più: Petmecky, Gatlin, Halakucova e Regnerova in questa stagione giocano tutte insieme nel campionato italiano, con la maglia del Nuoro.

Gira che ti rigira, però, dipenderà tutto da Peckova e dalla sua resistenza del suo braccio: finora ha giocato tutte e due le partite in calendario, e 14 inning sotto questo sole feroce non possono averle fatto bene; però il Ledenice ha vinto contro tedesche e russe, vale a dire i due scontri diretti contro le avversarie teoriche per l'accesso alla fase finale, e quindi il gioco è valso la candela.

Qualità dell'avversario: 🌟 🌟
In sintesi: è da prime quattro, e di fatto ci è praticamente già entrata

Terzo giro, terza "manifesta"

Terzo incontro, terza prova in doppia cifra, terza "manifesta" per la Poderi dal Nespoli. Contro le Tornados Mannheim sono state 14 le valide messe a segno, una dozzina i punti sul tabellone, con il match che si è concluso al 5° inning. Il line up romagnolo si è diviso i meriti abbastanza equamente, con prestazioni multi-hit per Grifagno e Ricchi (2/2), Zanotti e Aldrete (2/3), e soprattutto Piancastelli, che nel box ha firmato 3/4 con due doppi e un triplo.
Ai limiti della inconsistenza le avversarie, dalle quali ci si aspettava onestamente qualcosa in più, specie in relazione ai progressi del softball tedesco in questo ultimo decennio; l'attacco delle Tornados è stato tenuto agevolmente a bada dalla staffetta di lanciatori romagnoli, Ilaria Cacciamani partente e Carlotta Onofri rilievo finale. E questo è più di quanto si possa dire di questo Forlì - Mannheim conclusosi con un significativo 12-1.

Dopo tre partite relativamente semplici, per Forlì cominciano gli ostacoli più solidi. In serata ecco la prima delle avversarie toste, le ceche di Ledenice, che hanno già sconfitto le tedesche e hanno solo bisogno di superare Tolone per garantirsi de facto un posto nelle prime quattro e quindi accedere alla fase finale.
Mercoledì invece la Poderi dal Nespoli affronterà prima le giovani russe, sempre sconfitte e quindi già fuori dai giochi che contano, e poi l'Olympia Haarlem, con le quali divide i favori del pronostico con Forlì assieme al detentore Bussolengo.

Le avversarie di Forlì (3): Tornados Mannheim

Sono una presenza stabile ai vertici della Bundesliga le Tornados Mannheim. Da un decennio si spartiscono gli allori in patria con Neunkirchen e Wesseling, e nel 2017 hanno conquistato il loro dodicesimo titolo.

Puntano ad inserirsi tra le quattro finaliste, le renane, da sempre tra gli outsider delle manifestazioni europee. Si tratta di un gruppo di buone giocatrici tedesche, le veterane Horner, Kemmer e Dietrich, già presenti nel 2011 nell'ultimo scontro diretto fra le due squadre; era la Coppa Coppe giocata a Castions di Strada; Forlì vinse la partita e alla fine anche il trofeo. Buoni numeri anche per la più giovane interbase Christin Poone.

Straniere. Le Tornados hanno tesserato una buona batteria americana, formata da April Brown (lanciatore) e Sydney Hart (catcher), provenienti entrambe da Utah State. La Hart in particolare ha doti di buon attaccante e sa colpire duramente la pallina; la Brown è stata risparmiata durante le prime due partite (sconfitta stretta con Ledenice, successo contro le francesi), e con tutta probabilità sarà il partente contro la Poderi dal Nespoli.
Le altre lanciatrici a disposizione sono la nazionale tedesca Mona Horner e l'americana Rachel Naslandpick up per la coppa, che in stagione gioca nelle Barracudas Zurigo e ha buoni numeri, per il campionato elvetico.

Qualità dell'avversario: 🌟 🌟
In sintesi: il classico outsider da non sottovalutare

lunedì 20 agosto 2018

Giorno di festa

Non avrebbe senso per Forlì montarsi la testa dopo il 10-0 d'esordio con le svizzere, ne ha ancor meno per la strapazzata rifilata alle Hoboken Pioneers, annichilite con un primo inning da 11 punti. La partita si è poi trascinata fino al 13-0 finale, parecchi cambi e un po' di stanchezza mentale, tanto non si poteva giocare al massimo.

E una precisazione immediata: le Pioneers di questa sera non erano neanche l'ombra di quelle che dodici mesi fa diedero a Forlì un solenne dispiacere. Squadra molto diversa, non solo senza Meadows ma anche senza le lanciatrici americane, che il manager delle Pioneers aveva "speso" nel pomeriggio, ahilui inutilmente vista la netta sconfitta contro Les Comanches di Eva Trevisan.
Quindi niente Gilham, niente Lindgren, è rimasta nel dug out anche la Snow che è un ottimo battitore: quello che ha giocato contro la Poderi dal Nespoli non era insomma il miglior Belgio possibile. Va tenuto presente.

Però Forlì non ha fatto sconti. Evelyn de Wolf, questa la sventurata partente delle Pioneers, oltre ad avere seri problemi di controllo (cinque basi ball, due delle quali a diamante carico) è stata fatta a brandelli dall'attacco romagnolo. Un doppio di Aldrete e un triplo di Vincent stampatosi sulla barriera esterna sono stati i lampi serali di un line up nuovamente in doppia cifra di valide e di segnature.

Al netto dei facili entusiasmi, è stato un bel modo di chiudere la giornata inaugurale di coppa e far felice un pubblico folto fin da subito. Gli spalti erano gremiti e la cerimonia inaugurale è stata semplice e perfetta. C'è stato tifo, le ragazze della Poderi dal Nespoli senz'altro ne hanno avuto e ne avranno solo da guadagnare. Una bella serata in una bella cornice di gente e di autorità.

Domani è veramente un altro giorno. Forlì se la vede al pomeriggio con le tedesche di Mannheim (campo 2, attenzione) e in prime time serale con Peckova e il suo Ledenice, campionesse céche.
Sale il livello.

Le avversarie di Forlì (2): Hoboken Pioneers

Gli avversari forlivesi della prima giornata hanno una cosa in comune: sia Therwil che Hoboken si sono laureati campioni sia nel softball che nel baseball.

Le similitudini finiscono qui. Gli Hoboken Pioneers, polisportiva con sede ad Anversa, hanno una lunga tradizione soprattutto nel baseball, mentre la sezione di softball è relativamente recente. Tre i titoli nazionali vinti (2014, '15 e '17), e anche quest'anno le Pioneers stanno menando le danze: sono approdate ai playoff vincendo la regular season e nel momento della pausa estiva stanno guidando la poule scudetto.
A livello continentale il miglior risultato è arrivato nella Coppa Coppe dello scorso anno, quando le belghe riuscirono a entrare nelle prime quattro sbattendo fuori proprio Forlì. Sconfitta dolorosa e meritata, tuttavia piace pensare sia servita da lezione.

Stavolta però è un altro giorno, un'altra coppa, un altro discorso. Diversa è Forlì, diverse soprattutto sono le Pioneers, se non altro perché manca il carnefice della Poderi dal Nespoli, vale a dire Lindsey Meadows, la lanciatrice americana (naturalizzata olandese) che è infortunata e ha saltato i recenti Mondiali; e non c'è più il catcher olandese Laura Wissink, l'anno scorso miglior battitore delle Pioneers, rientrata in patria per giocare con il Tex Town. Non c'è nemmeno Jana Wouters, che nel campionato fa parte della rotazione principale dei lanciatori; non convocata, semplicemente.
Il gruppo restante è composto da veterane: Goosen e Lindgren, nate nel 1982, van der Meiren che è del 1983, Gwendy deJaegher, 43 anni appena compiuti.

Sui rinforzi di Coppa il discorso si fa interessante. Intanto c'è Kelly Sheldon, che in campionato gioca con Bussolengo e che quindi in questa manifestazione scenderà in campo contro le sue compagne di squadra. Anche qui, facciamoci delle domande.
Per la coppa è arrivata anche una batteria made in Usa: Haley Gilham, lanciatore da Chico State (Sacramento), ed Elizabeth Snow, già catcher per Albany University. Le due hanno avuto buone cifre durante la carriera al college, e continuano ad averle ora che giocano in Olanda con il Roef!, società di Morgestel, attuale terza forza della Golden League olandese, probabilmente l'unica squadra al mondo con un punto esclamativo nel nome.

La rotazione dei lanciatori alternerà proprio Gilham e l'americana Andrea Lindgren, una carriera fra Belgio e Olanda (soprattutto Osterhout Twins, ma la ricordiamo in Coppa Coppe con le Borgerhout Squirrels tanti anni fa).

Ricordiamo i precedenti. Pioneers e Forlì si sono già incontrati tre volte nelle competizioni continentali: nel 2010, Coppa Coppe di Haarlem, le romagnole vinsero 11-0; nel 2016, Premiére Cup, finì 10-0. L'anno scorso, come accennato, il match si chiuse 1-0 per le belghe agli extra inning.

Qualità dell'avversario: 🌟
In sintesi: senza Meadows è un'altra squadra; da verificare la forza della batteria americana

L'esordio che ci voleva

Non è da una partita del genere che "si parrà la nobilitate" di Forlì. E tuttavia è sempre cosa buona e giusta iniziare l'avventura in Coppa con un successo rotondo e veloce. Soprattutto veloce, visto il feroce sole di agosto che picchiava sul diamante romagnolo.

La Poderi dal Nespoli si è sbarazzata delle Therwil Flyers in poco più di un'ora: è finita 10-0 con sospensione al quarto inning per "manifesta". E a parte alcune statistiche, non c'è tanto da dire: il divario tecnico fra le due squadre è apparso esagerato, le svizzere non hanno messo a segno nessuna valida. Undici invece le legnate romagnole; spiccano due fuoricampo, i primi del torneo, messi a segno rispettivamente da Emily Vincent (un solo homer al 2° turno) ed Erika Piancastelli (bastonata da due punti al 3°). Percorso immacolato per Veronica Onofri, 2/2 e 3 punti battuti a casa. Forlì ha chiuso il primo attacco sul 5-0, e già a quel punto il match era in cassaforte.
In pedana c'è stato l'atteso esordio di Carley Hoover: in batteria con Annie Aldrete, la lanciatrice americana ha lasciato al piatto 8 battitori sui 10 affrontati e ha lavorato in tutta sicurezza. Ovviamente andrà valutata contro avversari più consistenti.

La Poderi dal Nespoli torna in campo per la partita serale: dopo la cerimonia ufficiale di inaugurazione della Premiere Cup, le forlivesi affronteranno le belghe di Hoboken, che in mattinata sono state nettamente superate dalle francesi del Tolone. Play ball alle 20.30 sotto i riflettori.

Le avversarie di Forlì (1): Therwil Flyers

Per il battesimo di coppa, il calendario ha evitato alla Poderi dal Nespoli uno scontro diretto, e ha scodellato un avversario con il quale sulla carta il divario tecnico è ampio, vale a dire la rappresentante della Svizzera. Meglio così, la partita di esordio porta con sè tante di quelle sensazioni, tante di quelle variabili emozionali, che la metà basta per avere un approccio al match poco consono. E poi si gioca sul campo 2, quello con il diamante in erba, sul quale le rossocrociate sono già abituate a difendere, mentre Forlì dovrà ambientarsi un altro po'.

Le Therwil Flyers rappresentano una delle società più vecchie e titolate del softball elvetico, fondata nel 1985 e vincitrice di 12 scudetti. Il club Flyers ha anche una valida sezione di baseball, che a sua volta ha vinto una dozzina di titoli nazionali. Di più: nelle ultime due stagioni, Therwil ha fatto l'en plein in tutte e due le discipline.

Di solito il campionato svizzero di "palla soffice" è una questione proprio fra Therwil e Eagles Lucerna, una rivalità che procede pressoché ininterrotta dal 2000. Quest'anno al vertice si sono inserite le Barracudas Zurigo, un po' a sorpresa ma anche no: le Barracudas avevano monopolizzato il softball rossocrociato per tutti gli anni '90 (nell'edizione di Forlì 1998 c'erano loro, in poule B), ed il loro ritorno in auge è importante -come si suol dire- "per il movimento".

A guidare le Flyers, dentro il campo e fuori, è la basilese Adeline Glauser, neanche trent'anni, che riveste il ruolo di allenatore-giocatore; nel 2017 è stata l'Mvp del campionato svizzero. Gioca lanciatore, e ad affiancarla ed aiutarla ci sono due americane: Noelle Johnson, uscita nel 2016 da Utah State, tesserata solo per la coppa; e Manda Cash, mancina dell'Ohio con un ERA piuttosto alto per la SuperLiga SBSF, il campionato della Confederazione Elvetica. L'altra americana stagionale fissa è il catcher Lexi Goranson che ha giocato a Portland State ed è poi rimasta nell'ambiente del softball facendo l'assistent coach all'università di Texas El Paso; il suo head coach è Tobin Echo-Hawk, che nel 2003 fu Mvp del campionato italiano, giocava a Caronno.
A chiudere questo corto-circuito fra Svizzera. Usa e Caronno c'è la notizia che, per la coppa, le Flyers si sono assicurate i servigi di Melany Sheldon, interno della Rheavendors Caronno.

Quanto al resto, in squadra c'è ancora la veterana Melanie Wanner, classe 1976, già vista a Forlì con Therwil nell'edizione 2003 di Coppa Campioni; rimane tuttora il miglior battitore della SuperLiga. In squadra c'è anche l'altra quarantenne Nadine Hager, gioca esterno ed è titolare fissa.
Facciamoci pure delle domande.

Sono due i precedenti fra Therwil e Forlì: a uno si è appena fatto cenno, quello del 2003, che finì 8-3 per la Fiorini. L'altro è recente, risale alla Coppa Coppe 2015 e si chiuse 10-0 al 4o inning.

Qualità dell'avversario: 🌟
In sintesi: ancora un passo indietro rispetto al softball europeo. Da ottavo posto.

domenica 19 agosto 2018

Première Cup: un po' di numeri

Quella di Forlì 2018 sarà la 41ma edizione della Coppa Campioni: la prima infatti è stata giocata nel 1978, ad Haarlem. Le partecipanti erano cinque, ma l'assortimento disomogeneo:  due olandesi, Terrasvogels e DSS Haarlem; due belghe, Luchtbal Giants e Brasschaat Braves; e il Bollate. Vinse il Terrasvogels, squadra proprio di Haarlem che da quel giorno per oltre vent'anni andrà a dominare il softball europeo, disputando ventitré edizioni e mettendone in bacheca nove, l'ultima delle quali però oltre vent'anni fa, nel 1996. E se aggiungiamo anche la Coppa Coppe, il Terrasvogels vanta trentasei qualificazioni ai tornei europei, con quattordici successi.

Come intuibile, il Terrasvogels è la società che la Première Cup l'ha vinta il maggior numero di volte. Al secondo posto l'HCAW Bussum, sette titoli concentrati negli anni '90, l'ultimo dei quali a Forlì nel 1998, battendo l'Italpaghe in finale; finita la "generazione delle fenomene", l'HCAW ha conosciuto un rapido declino, e attualmente gioca in terza serie.
Come immaginabile per chi segue il softball europeo in questi anni, un altro club olandese plurititolato sono le Haarlem Sparks, con cinque Coppe Campioni nel palmares, inclusa la prima del 1979 vinta quando ancora la società si chiamava HHC Haarlem; l'ultimo acuto delle Sparks invece è l'edizione di Ronchi 2016, e anche questa a Forlì ce la ricordiamo bene.

In classifica c'è anche un po' di Italia. Cinque sono le coppe del Macerata, la prima nel 1999 e l'ultima nel 2006; indimenticabili le rivalità di quegli anni con Terrasvogels, Sparks e Forlì.

Softball Forlì che in Coppa Campioni è arrivato alla decima presenza. Per tre volte l'ha vinta: Haarlem 1997, Macerata 2002, Haarlem 2007. Per due volte l'ha organizzata: nel 1998 (2° posto dietro Hcaw Bussum) e nel 2003 (3° posto dietro Sparks e Carrousel).
Con questa occasione, in totale per Forlì saranno diciotto i viaggi nelle coppe europee. La società forlivese può infatti vantare anche otto presenze in Coppa Coppe, con cinque successi (2000, 2005, 2006, 2011, 2015). Si tratta del club italiano che più di tutti si è qualificato per le coppe continentali.

A quota due successi ci sono tre squadre, e se Bussolengo ha solide ambizioni di aggiungere un altro trofeo alla bacheca, le altre due non hanno prospettive così immediate: le Tex Town Tigers di Enschede si barcamenano fra prima e seconda divisione olandese, mentre il Bloemendal (primo nel 1982 e nel 1987) ha conservato solo la sezione di softball maschile, liquidando quella femminile.

Altre italiane ad aver vinto la manifestazione sono state tre; nel 1991 la Lazio di Tonino Micheli e -per l'occasione- di Lisa Fernandez, all'epoca un lanciatore semplicemente di un'altra dimensione; nel 2008 il Legnano del "mago" Armando Aguiar; nel 2014 il La Loggia al massimo della sua parabola ascendente, nella circostanza rinfozato da Greta Cecchetti in pedana.
Il duopolio italo-olandese è stato rotto in due occasioni. Nel 2009 vinsero le Dornbirn Sharx, club austriaco capace del primo progetto multinazionale applicato al softball; fu la prima occasione in cui fu fatto uso ampio e del tutto conforme al regolamento delle giocatrici c.d. "passaportate" cioè, e semplificando, appartenenti alla Comunità Europea. Nel 2013 invece il successo delle praghesi del Sokol Krç è essenzialmente merito della batteria americana: Kate Robinson (che ha giocato a Bollate) e Lauren Lupinetti da Fullerton.

Riguardo alle partecipazioni, in termini puramente numerici di regnano le russe del Carrousel con diciotto presenze (parte anche in Poule B). Tra le altre squadre in lizza questa settimana a Forlì, le Tornados Mannheim hanno preso parte a nove edizioni di coppa, Bussolengo Therwil e Tolone otto.
Sono ben due le formazioni al battesimo assoluto, vale a dire Olympia Haarlem e Zraloci Ledenice. Non succedeva dal 2011, quando fu la "prima volta" per San Marino e le belghe di Heist-op-den-Berg. Nel 2010, addirittura, la finale fu tra due esordienti: il Tex Town batté Caserta.

Haarlem è la città in cui la finale è stata ospitata più volte, ben sette, grazie ad una organizzazione variamente distribuita fra i vari club della città (Terrasvogels, Sparks, Olympia e DSC'74). Per sei volte la finale è stata a Praga (ospitata da Chemie, Sokol e Joudrs). In Italia, tre edizioni si sono giocate a Macerata, a cui sta per appaiarsi Forlì.

sabato 18 agosto 2018

Volti noti e volti nuovi

Tre sono le americane che giocheranno la Coppa con la Poderi dal Nespoli. Si tratta di una conferma, di un felice ritorno, e di un esordio.

La conferma è Annie Aldrete, la californiana che è con la squadra forlivese da inizio stagione. Ingaggiata soprattutto per le sue qualità di ricevitore, Aldrete si è rivelata un formidabile battitore. Nel campionato italiano è la miglior fuoricampista, è conosciuta e temuta (12 basi intenzionali ricevute), ma è soprattutto una giocatrice competitiva e dotata di gran tecnica, certamente ben costruita negli anni di college prima a Tennessee e poi a Berkeley, due università con eccellenti programmi di softball.
In un certo senso, il destino sportivo di Annie Aldrete era segnato dall'inizio, e vale la pena di raccontare tutta la storia. Il padre Richard ha giocato nelle minors dei Brewers, e già questo sarebbe un vanto per qualunque gruppo famigliare. Ma gli Aldrete sono speciali: mamma Tisha ha fatto faville nel softball a livello di Junior College, il fratello Carter studia e gioca ad Arizona State ed è già stato “opzionato” dall'organizzazione dei Red Sox quando ancora faceva la high school, e c'è pure il cugino Michael che gioca nelle leghe minori della MLB. Ma la superstar indiscussa del gruppo è zio Mike, attuale coach di prima base degli Oakland A's, un passato di 11 stagioni in Major League con Giants, Expos, e soprattutto Yankees, nel 1996, anno in cui ha vinto le World Series del baseball.

Da sinistra: Piancastelli, Vincent, Hoover
Il felice ritorno è Emily Vincent, la lanciatrice nativa della Louisiana che con la Poderi dal Nespoli ha già disputato la stagione 2016. Fu l'anno del terzo posto in Première Cup (edizione svoltasi a Ronchi dei Legionari) e della seconda finale scudetto consecutiva persa contro Bussolengo. La stagione di Vincent fu brillantissima: non solo si dimostrò un lanciatore di qualità, ma se possibile fu perfino meglio nel box, miglior battitore stagionale di Forlì. E' una giocatrice versatile e disciplinata, conosce la squadra e l'ambiente, è entusiasta e vuole vincere un torneo con Forlì. Aggiungiamo pure che conosce benissimo Piancastelli perché giocavano insieme al college: quando Erika veniva schierata dietro al piatto, le due costituivano la formidabile batteria delle McNeese Cowgirls.
Detta in breve, è l'innesto perfetto per la squadra romagnola.


La novità assoluta è Carley Hoover, tesserata esclusivamente per la coppa. Nativa di Clemson in Carolina del Sud, ha iniziato il college a Stanford ed è poi passata a Baton Rouge per giocare con la casacca delle Louisiana State Tigers. Nei primi anni universitari era un prospetto incredibile, sembrava attesa da una carriera sensazionale, e anche se poi non tutte le promesse sono state mantenute Hoover una top-player lo è diventata. Intanto ha ricevuto ed accettato un'offerta dalle Scrap Yard Fast Pitch, squadra texana del circuito Pro indipendente; dalle Scrap Yard sono passate parecchie delle giocatrici che hanno a che fare con questa edizione della coppa, e sarà giocoforza riparlarne.
Hoover non poteva sfuggire ai selezionatori della nazionale Usa. Con la casacca Stars&Stripes ha giocato la Coppa del Mondo 2016 (argento); non è stata però convocata per i recenti Mondiali in Giappone (nota a margine: a casa anche Chidester e Moore, delle ex forlivesi era presente soltanto O'Toole).
Lanciatrice destra dotata di grandi mezzi atletici (è alta 1.86), ha iniziato la carriera come pitcher di pura potenza, si affidava al suo braccione per tirare sassate a oltre 70 miglia orarie, e vinceva le partite a suon di strike out. Con il tempo la percentuale di eliminati al piatto è diminuita, a vantaggio di una maggior completezza di repertorio. Ora ha un solido rise e lancia effetti a oltre 6o miglia, brutto messaggio per i battitori avversari.
Hoover è anche nota per la sua poco ortodossa procedura di lancio: durante il caricamento infatti si mette per un istante in posizione accovacciata. L'unica altra lanciatrice a fare un movimento del genere è la celebre Monica Abbott, a giudizio unanime la migliore in attività. E per il potenziale fatto vedere, proprio alla Abbott era stata accostata Carly Hoover a inizio carriera.

Generazioni

Al gruppo che ha chiuso la prima fase del campionato italiano al secondo posto, la Poderi dal Nespoli ha affiancato per la circostanza tre rinforzi: le pitchers americane Carley Hoover ed Emily Vincent, e la modenese Erika Piancastelli. Delle due Usa si parlerà nel prossimo post, mentre questa è l'occasione per conoscere Erika, senz'altro la giocatrice più prestigiosa e più attesa.

Loredana Auletta nel 2000
Il papà è Pier Andrea, giocava a baseball con il Modena. La mamma è Loredana Auletta, azzurra del softball, lunga carriera in A1, compresi tre anni a Forlì (1999-2001). Chi scrive ha nitidi ricordi di una mattina di dicembre del 1998, quando Lory venne a Forlì per conoscere la squadra, accompagnata da Pier e dalle gemelle Erika e Nicole, ancora nel passeggino. Oppure della Coppa Coppe 2000, a Praga, Forlì vinse il torneo e le mascottes furono le gemelle Piancastelli e Martina Laghi. Oppure della Coppa Italia di poche settimane dopo, Ronchi dei Legionari e l'ultimo caldo di ottobre, ancora Forlì che vince e Auletta che spara lontano il fuoricampo decisivo, e a bordo campo sempre Pier, Erika, Nicole.

Erika Piancastelli in maglia azzurra
Quel giorno fra lacrime e abbracci la squadra salutò Lory. La famiglia si trasferiva in California, presso San Diego; Auletta tornò nel 2001 per giocare con Forlì Coppa Campioni e playoff scudetto e poi si ritirò, passando idealmente il testimone alle figlie che sul Pacifico abbracciarono con naturalezza lo sport del “batti e corri”. E in qualche modo si sentiva che era una specie di arrivederci, che tra la famiglia Piancastelli e il Softball Forlì c'era una promessa non detta. Qualche buontempone in quel giorno di dicembre aveva detto delle bambine: "Tesseriamole subito". La facile battuta era rimasta battuta fino a un certo punto: le gemelle diventarono due giocatrici del Softball Forlì, e nel 2012 la "promessa" finì per avverarsi: era la fase eliminatoria di una Coppa Italia di fine estate, Nicole ed Erika giocarono con la maglia della Fiorini tre partite. Qualificazione mancata, ma fu divertente anche se troppo breve.

(photo courtesy Chris Heider)
Erika e Loredana
Nicole poi ha cambiato sport, Erika ha continuato fino a toccare il vertice a livello universitario. Durante le stagioni con McNeese University è sempre stata eletta miglior giocatrice e miglior battitrice della Southland Conference. Ha fatto a pezzi 17 record del college, vinto ogni tipo di graduatoria, cacciato fuori 70 home runs. Gli americani, che queste cose le prendono in maniera serissima, l'hanno eletta All-American non una ma due volte, 2015 e 2016. All-American significa essere tra i venticinque migliori giocatori dell'intera nazione. Se ne parla anche in questo vecchio post della Gazzetta dello Sport.

Dal 2015 Erika Piancastelli veste la maglia azzurra, con cui ha disputato due Europei (oro nel 2015) e due Mondiali, incluso quello appena terminato con l'Italia al settimo, brillante posto. Ed ora torna a Forlì per quello che è l'ideale completamento della promessa. Il suo curriculum da all-star è pari alla voglia di vincere.

venerdì 17 agosto 2018

Il calendario della competizione

Le partecipanti alla edizione forlivese della Premiére Cup sono rimaste nove, dopo il forfait del Leksand campione di Svezia. Con meno di dieci squadre, come da regolamento agonistico continentale, si gioca un girone unico all'italiana. Bellissimo sotto l'aspetto agonistico, perché davvero ci si confronta tutti contro tutti; massacrante sul piano fisico e nervoso, e problematico per l'organizzazione.

Il via alla manifestazione sarà dato lunedì 20 alle 10,00 di mattina; in programma una coppia di partite, Therwil - Bussolengo (campo principale) e Carrousel - Olympia Haarlem (campo 2). La fase eliminatoria si esaurirà nel primo pomeriggio di venerdì 24: le prime quattro classificate del girone unico vanno a disputarsi il trofeo con la formula del Page System: prima contro seconda, chi vince è in finale e chi perde al ripescaggio; terza contro quarta, chi vince va al ripescaggio e chi perde è quarto; ripescaggio (sabato mattina), chi perde è terzo e chi vince gioca la finale
La partita che vale l'oro è prevista per sabato 25 alle ore 16.

Una considerazione a margine sul Page System. E' infatti l'ultima occasione in cui questa combinazione decide i tornei continentali, poiché la Federazione Europea ne ha annunciato la "rottamazione" dal 2019. Il paradosso è che invece il Page System non è mai stato sconfessato la Federmondiale, anzi è stato appena usato ai Mondiali giapponesi.

Per un accordo non scritto ma accettato da tutti e da sempre, Forlì in quanto società organizzatrice giocherà per tutta la fase eliminatoria la partita serale, quella delle 20,00, affrontando le quattro avversarie sulla carta più accreditate: nell'ordine, belghe, céche, olandesi e Bussolengo. Quattro appuntamenti in prima serata che promettono spettacolo.

Questo il calendario delle romagnole:
Lunedì 20: Forlì - Therwil (ore 14:30); Hoboken - Forlì (20:30)
Martedì 21: Mannheim - Forlì (15:30); Forlì - Ledenice (20:00)
Mercoledì 22: Forlì - Carrousel (15:00); Olympia Haarlem - Forlì (20:00)
Giovedì 23: Bussolengo - Forlì (20:00)
Venerdì 24: Forlì - Tolone (12:30)

Dalla porta principale

Il Softball Forlì torna a giocare la Coppa Campioni, e la Coppa Campioni torna ad essere ospitata a Forlì. Lunedì 20 agosto, nella cornice del polisportivo "Otello Buscherini", prende il via il massimo torneo continentale riservato alle squadre di club. Sarà la terza edizione organizzata dalla società romagnola; e speriamo che sia più propizia dopo l'argento del 1998 e il bronzo del 2003.
Per la compagine forlivese si tratta della decima presenza nella Premiére Cup (attuale nome della Coppa Campioni), che è un bel record; l'ingresso è avvenuto dalla porta principale dato che -è giusto e bello ricordarlo- a ottobre la Poderi dal Nespoli si è laureata campione d'Italia.

Nove formazioni in lizza, il meglio del softball continentale è qui. Ci sarà Bussolengo, campione in carica e favorito di prammatica; ci sarà l'Olympia Haarlem che l'anno scorso ha vinto Coppa delle Coppe e Dutch Hoofdklasse e che è il nuovo "presente" del softball olandese; ci sarà lo Žraloci Ledenice, campione a sorpresa in Repubblica Céca ed altra novità -anche se più effimera- della ribalta europea; e dopo una paio di anni di "latitanza" ci sarà il gradito ritorno del Carrousel Mosca a rappresentare il softball russo.

Nove squadre per quaranta partite in una settimana: al terreno di gioco principale è stato affiancato un secondo campo, le barriere esterne sono a 68 metri, il diamante (fatti salvi ovviamente i cuscini) è in erba e darà filo da torcere a molte giocatrici, che non ci sono più abituate.

Nove club europei, compresa la Poderi dal Nespoli che ha le sue buone carte da giocare. Le campionesse d'Italia hanno inserito due americane di valore, le lanciatrici Carley Hoover ed Emily Vincent, e la giocatrice più attesa, l'azzurra Erika Piancastelli, cresciuta negli Usa e già stella di prima grandezza a livello di college softball.

Le ragazze impegnate in Coppa sono dunque: 
Lanciatori: Ilaria Cacciamani, Carley Hoover (USA), Carlotta Onofri, Emily Vincent (USA).
Ricevitori: Annie Aldrete (USA), Beatrice Maroni, Erika Piancastelli.
Interni: Miriana Cerioni, Elisa Grifagno, Martina Laghi, Giorgia Alessio Verni.
Esterni: Elda Ghilardi, Alice Muzzini, Veronica Onofri, Beatrice Ricchi, Matilde Zanotti, Carlotta Zauli.

Al timone della squadra il cubano Calixto Soça, al sesto anno da manager del club romagnolo, e l'inossidabile Giulio Brusa.