SEGUI LE COPPE EUROPEE DI SOFTBALL CON LA ITALPOSA FORLI'


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martedì 24 agosto 2021

Musica per vecchi animali

L'ultimo post stagionale ha sempre avuto un tono distintivo. Di volta in volta è stato citazionista e profetico, o entusiasticamente scemotto, oppure secco e amaro, o ancora gelidamente criptico, per finire a quello dell'ultima Coppa Coppe, gratuitamente polemico. Ma quello del 2018, pseudofilosofico e saccente a partire dal titolo, contiene lo spunto da cui sviluppare di nuovo lo stesso discorso.

Più volte a bordocampo fra Buttrio e Castions è rimbalzato il tormentone "Non esiste più il softball di una volta". Sì, ma qual era questo softball old fashion? quello delle squadre quasi amatoriali, partitella la domenica mattina e poi grigliata per tutti? siamo sicuri che in maggioranza rivogliamo questa allure finto romantica? forse (ma forse) quelli della nostra età; chi invece non lo ha visto, chi ha conosciuto il softball dalla dimensione transnazionale degli ultimi dieci anni, non potrebbe apprezzarlo in alcun modo. E' diventato una disciplina veloce, tesa, piena di tattiche e strategie, sempre più esigente sul piano atletico, e inevitabilmente anche su quello economico.

Detto terra-terra: il primo successo di Forlì in Coppa Campioni, anno di grazia 1997, fu una cosa abbastanza "ruspante": si va per fare bella figura e anche qualcosa di più, si gioca, si sta insieme, la sera tutte a ballare, e il giorno dopo si ricomincia. Le russe si fecero Mosca - Haarlem in pullman. Straniere quasi non ce n'erano: Forlì aveva due neozelandesi e ci dissero "Ma allora volete vincere?!".
Fast forward al 2021, e dietro alla quarta vittoria forlivese c'è una organizzazione, una preparazione da grande squadra professionistica, e uguale discorso vale per la maggior parte delle altre partecipanti. Chi rimpiange "quel" softball pensi prima di tutto che si tratta della naturale evoluzione del mondo: e poi si domandi se davvero vale la pena di fare il confronto. Il livello di Premiere Cup di quest'anno è stato veramente alto. Nessuno ha chiuso imbattuto, nessuno ha terminato a zero vittorie. La qualità del gioco e delle giocatrici è stata pregevole: grazie alla libera circolazione delle atlete comunitarie, a Buttrio c'era il meglio del meglio, la elite della palla soffice continentale, e americane, messicane, australiane... E ne sono uscite partite memorabili. Qualche anno fa il percorso poteva ancora essere discutibile, ma cum grano salis: «questo non è per forza il Male, è solo una delle possibili strade da prendere». A quanto pare, la strada è stata presa.

E per chiudere il cerchio, quest'anno il tono dell'ultimo post e anche di buona parte dei restanti, come molti si saranno accorti, è un tono dolente. Nel ricordare il Terrasvogels o le Tornados Mannheim (per citare due fra i tanti discorsi; potevamo parlare anche delle Braschaat Braves), si voleva in realtà celebrare un certo softball dei ricordi, come lo abbiamo conosciuto nell'ultimo quarto di secolo e come non lo vivremo mai più. Voleva essere una sorta di epitaffio, quasi a dire: tante grazie, quel softball è stato bellissimo, ma questo è ancora più bello.